Somewhere in America you wake a little different, forget where you have been, remember where you are...
È difficile mettere a fuoco esattamente quello che sono stati questi giorni a New York. So solo che ora “I love New York” non è più solo una scritta su una maglietta.
NY è quella che ti aspetti con i grattacieli, le luci dei neon, i taxi gialli che puoi fermare con un semplice segno della mano, i tombini fumanti, i senzatetto e i carretti che vendono gli hotdog ad ogni angolo della strada ma NY è anche arrivare nel New Jersey e in 15 minuti essere a Manhattan; è passeggiare per Central Park ammirando gli splendidi colori autunnali delle piante e come Salinger chiedersi dove vanno le anatre quando i laghi sono ghiacciati; è vedere il Dakota Building dove abitava John Lennon e di fronte al quale è stato assassinato; è camminare per la Broadway, Times Square, Wall Street e la Fifth Avenue; è fermarsi ad ascoltare un padre e i suoi 5 figli di colore che cantano per la strada e guardare un ragazzo che balla break dance sulla metropolitana; è apprezzare le opere d’arte del Metropolitan e del Moma; è chiedersi cosa ci trovino di buono nel caffè di Starbucks e assaggiare i glazed doughnut; è ridere di quelli che non sanno pattinare ed eppure si ostinano a farlo al Rockefeller Center e a Bryant Park; è ammirare la bellezza del Ponte di Brooklyn, del Chrysler Building e del Flatiron; è comprare della frutta a Union Square Garden; è incantarsi di fronte alle insegne degli spettacoli sulla Broadway e al Ed Sullivan Theater dove registrano il "David Letterman Show"; è passare per China Town e immaginare cosa dovesse essere Little Italy all’inizio del ‘900; è prendere il battello per Staten Island e trovarsi di fronte alla Statua della Libertà; è vedere gli scoiattoli a Battery Park; è salire all’86esimo piano dell’Empire State Building e godersi la città dall’alto; è tornare bambini davanti alle vetrine animate di Macy's e di Lord 'n Toys; è non stupirsi più nel vedere l'ennesima limousine; è sentire una signora in macchina cantare a squarciagola "If I were a boy" di Beyonce; è entrare nella Penn Station e ritrovarsi casualmente al Madison Square Garden; è sentire le sirene risuonare nel cuore della notte; è fare un giro ad Harlem e a Brooklyn e rendersi conto che NY non è solo Manhattan; è pensare, guardando quello che resta di Ground Zero, a cosa deve essere stato essere a NY durante l’11 settembre; è sopratutto fare amicizia con un autista di colore della metropolitana e stupirsi della gentilezza, della simpatia e della voglia di comunicare dei newyorkesi.
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